Hytok
2009-05-22 18:59:45 UTC
Post di RRobe sulle modalità di realizzazione di una rivista di fumetti.
Molto interessante.
http://prontoallaresa.blogspot.com/2009/05/mi-scappa-una-rivista.html
Facciamo un'ipotesi.
Facciamo che io sia un editore e abbia una gran voglia di fare una rivista
a fumetti perché ne ho l'esigenza culturale e ne veda l'opportunità
commerciale. Il problema è che non ho i soldi per farla.
Lascio stare?
Ma non scherziamo... siamo in Italia e in Italia i soldi sono sempre un
problema relativo, quando si parla di fare fumetti.
Quello di cui si ho bisogno è questo:
- dei buoni rapporti con un gran numero di autori che mi vogliono bene per
qualche motivo.
Magari perché sono stato il primo a farli pubblicare, magari perché (ai
loro occhi) incarno l'idea di un editore romantico e coraggioso, magari per
affinità culturali, magari perché sono l'unico disposto a stampare la loro
roba (a patto che me la diano gratis, o quasi).
- dei buoni contatti con il maggior numero possibile di editori che mi
vedano di buon occhio, o che non mi ritengano una minaccia, o che abbiano
una qualche affinità culturale o economica con me o che, semplicemente,
vedano nella mia rivista una opportunità di farsi pubblicità gratis.
- la possibilità di raggiungere un gran numero di aspiranti autori che non
vedono l'ora di pubblicare qualcosa.
- del materiale d'archivio, magari frutto di qualche altra mia
pubblicazione.
- un Mac collegato a una linea internet abbastanza veloce.
- una manciata di pelo sullo stomaco.
A quel punto, tutto quello che devo fare è aprire la mia "agenda dei
favori" (grazie Tom Wolfe per aver dato forma a questo concetto) e
cominciare a fare qualche chiamata.
- Hai mica una storia nel cassetto che potresti darmi per la mia rivista?
Senza impegno, eh...?
- hai mica tempo di farmi una storiella di un paio di pagine da pubblicare
sulla mia rivista... ovviamente senza impegno, eh?
- Ti ricordi quell'idea di cui mi hai parlato che però non interessava a
nessun editore perché troppo personale... a me piacerebbe pubblicarla sulla
mia nuova rivista, ovviamente senza impegno, sia chiaro.
- Senti, ma quella lunga storia che stai realizzando per tal dei tali... ma
dici che tal dei tali sarebbe d'accordo a serializzarla sulla mia rivista
che gli facciamo pubblicità? Una cosa così... senza impegno.
Dove la formula "Senza Impegno" sta a significare, gratis o quasi.
Ovviamente.
Recuperata una certa quantità di materiale più o meno inedito, per il resto
della rivista potrò affidarmi al web (in giro ci sono un mucchio di
bravissimi fumettisti che mettono dello splendido materiale inedito sui
loro blog e che sarebbero ben disposti a cedermelo gratuitamente in cambio
della pubblicazione cartacea), al mio materiale d'archivio e a una serie di
articoli scritti di mio pugno (magari con qualche pseudonimo, per non far
sembrare che in redazione ci sono solo io e il mio cane Zero) o da qualche
penna amica che non ha bisogno dei miei soldi.
Per la grafica... ho un Mac e so come usarlo! Oppure posso sempre farlo
fare a quel mio amico grafico, nei ritagli di tempo.
E a questo punto, la rivista è fatta. Tutto quello che devo fare è trovare
un tipografo disposto a farsi pagare a 90-120 giorni e eccomi in edicola,
proprio come una rivista vera.
Magie del desktop publishing e di un'agenda voluminosa.
Adesso... c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo?
Dipende dall'idea di deontologia professionale che avete.
Per me, sì. Ma non penso che il mio giudizio debba essere assoluto.
Quello che, invece, mi preme sottolineare è che una rivista concepita in
questa maniera avrà degli ovvi limiti derivati dal fatto di avere una linea
editoriale dettata dagli espedienti produttivi e non da una vera
progettualità. In sostanza, sarà il materiale su cui posso mettere le mani
a costi ridotti (o nulli) a decretare la linea editoriale della mia rivista
e non il contrario.
Certo, se le cose vanno bene e la mia rivista comincia a guadagnare soldi
da subito (cosa che può pure accadere, in particolare per i ridotti costi
produttivi) in futuro potrò cambiare metodo e iniziare davvero a produrre
materiale sulla base della mia visione... ma se le cose non vanno così
bene? Se l'unico modo di tenere la rivista in edicola sarà quello di
continuare a affidarsi a favori e espedienti?
La mia rivista sarà sempre il frutto dell'arte, tutta italiana,
dell'arrangiarsi.
E nulla di più.
p.s.
Prima che tutti vi mettiate a parlare di Animals
(http://animals-theblog.blogspot.com/)... questo topic non parla della
rivista di Coniglio e Laura Scarpa.
p.p.s.
Scherzavo.
Questo topic parla di Animals.
Ma non solo di Animals.
Molto interessante.
http://prontoallaresa.blogspot.com/2009/05/mi-scappa-una-rivista.html
Facciamo un'ipotesi.
Facciamo che io sia un editore e abbia una gran voglia di fare una rivista
a fumetti perché ne ho l'esigenza culturale e ne veda l'opportunità
commerciale. Il problema è che non ho i soldi per farla.
Lascio stare?
Ma non scherziamo... siamo in Italia e in Italia i soldi sono sempre un
problema relativo, quando si parla di fare fumetti.
Quello di cui si ho bisogno è questo:
- dei buoni rapporti con un gran numero di autori che mi vogliono bene per
qualche motivo.
Magari perché sono stato il primo a farli pubblicare, magari perché (ai
loro occhi) incarno l'idea di un editore romantico e coraggioso, magari per
affinità culturali, magari perché sono l'unico disposto a stampare la loro
roba (a patto che me la diano gratis, o quasi).
- dei buoni contatti con il maggior numero possibile di editori che mi
vedano di buon occhio, o che non mi ritengano una minaccia, o che abbiano
una qualche affinità culturale o economica con me o che, semplicemente,
vedano nella mia rivista una opportunità di farsi pubblicità gratis.
- la possibilità di raggiungere un gran numero di aspiranti autori che non
vedono l'ora di pubblicare qualcosa.
- del materiale d'archivio, magari frutto di qualche altra mia
pubblicazione.
- un Mac collegato a una linea internet abbastanza veloce.
- una manciata di pelo sullo stomaco.
A quel punto, tutto quello che devo fare è aprire la mia "agenda dei
favori" (grazie Tom Wolfe per aver dato forma a questo concetto) e
cominciare a fare qualche chiamata.
- Hai mica una storia nel cassetto che potresti darmi per la mia rivista?
Senza impegno, eh...?
- hai mica tempo di farmi una storiella di un paio di pagine da pubblicare
sulla mia rivista... ovviamente senza impegno, eh?
- Ti ricordi quell'idea di cui mi hai parlato che però non interessava a
nessun editore perché troppo personale... a me piacerebbe pubblicarla sulla
mia nuova rivista, ovviamente senza impegno, sia chiaro.
- Senti, ma quella lunga storia che stai realizzando per tal dei tali... ma
dici che tal dei tali sarebbe d'accordo a serializzarla sulla mia rivista
che gli facciamo pubblicità? Una cosa così... senza impegno.
Dove la formula "Senza Impegno" sta a significare, gratis o quasi.
Ovviamente.
Recuperata una certa quantità di materiale più o meno inedito, per il resto
della rivista potrò affidarmi al web (in giro ci sono un mucchio di
bravissimi fumettisti che mettono dello splendido materiale inedito sui
loro blog e che sarebbero ben disposti a cedermelo gratuitamente in cambio
della pubblicazione cartacea), al mio materiale d'archivio e a una serie di
articoli scritti di mio pugno (magari con qualche pseudonimo, per non far
sembrare che in redazione ci sono solo io e il mio cane Zero) o da qualche
penna amica che non ha bisogno dei miei soldi.
Per la grafica... ho un Mac e so come usarlo! Oppure posso sempre farlo
fare a quel mio amico grafico, nei ritagli di tempo.
E a questo punto, la rivista è fatta. Tutto quello che devo fare è trovare
un tipografo disposto a farsi pagare a 90-120 giorni e eccomi in edicola,
proprio come una rivista vera.
Magie del desktop publishing e di un'agenda voluminosa.
Adesso... c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo?
Dipende dall'idea di deontologia professionale che avete.
Per me, sì. Ma non penso che il mio giudizio debba essere assoluto.
Quello che, invece, mi preme sottolineare è che una rivista concepita in
questa maniera avrà degli ovvi limiti derivati dal fatto di avere una linea
editoriale dettata dagli espedienti produttivi e non da una vera
progettualità. In sostanza, sarà il materiale su cui posso mettere le mani
a costi ridotti (o nulli) a decretare la linea editoriale della mia rivista
e non il contrario.
Certo, se le cose vanno bene e la mia rivista comincia a guadagnare soldi
da subito (cosa che può pure accadere, in particolare per i ridotti costi
produttivi) in futuro potrò cambiare metodo e iniziare davvero a produrre
materiale sulla base della mia visione... ma se le cose non vanno così
bene? Se l'unico modo di tenere la rivista in edicola sarà quello di
continuare a affidarsi a favori e espedienti?
La mia rivista sarà sempre il frutto dell'arte, tutta italiana,
dell'arrangiarsi.
E nulla di più.
p.s.
Prima che tutti vi mettiate a parlare di Animals
(http://animals-theblog.blogspot.com/)... questo topic non parla della
rivista di Coniglio e Laura Scarpa.
p.p.s.
Scherzavo.
Questo topic parla di Animals.
Ma non solo di Animals.
--
Jolan Tru
Filippo "Hytok" Simone
http://perestroika.iobloggo.com/
Jolan Tru
Filippo "Hytok" Simone
http://perestroika.iobloggo.com/