Discussione:
Letteratura e fumetti
(troppo vecchio per rispondere)
Hytok
2009-10-22 09:26:07 UTC
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http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/10/19/letteratura-e-fumetti-letteratura-a-fumetti/

LETTERATURA E FUMETTI, LETTERATURA A FUMETTI

inferno_topolinoTempo fa avevamo già avuto modo di trattare il tema
Letteratura e fumetti nell’ambito di questo
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/04/03/topolino-compie-sessantanni/ post. Adesso mi piacerebbe approfondire ulteriormente l’argomento e creare, contestualmente, una sorta di spazio permanente sulla suddetta tematica. L’occasione ce la forniscono una interessante pubblicazione di Annalisa Stancanelli - Vittorini e i balloons (Bonanno) - e una rivista che ha a cuore sia i fumetti che la letteratura: Mono.
In fondo al post avrete modo di leggere un saggio firmato dalla Stancanelli
(sul rapporto tra Elio Vittorini e i fumetti) e un articolo di Angelo
Orlando Meloni su Mono (che privilegia il numero della rivista dedicato
alla letteratura).
Uno spazio sempre aperto, dicevo, sul tema (e sul rapporto)
letteratura/fumetti dove - periodicamente - inviterò alcuni ospiti a
partecipare alla discussione. Annalisa Stancanelli e Angelo Orlando Meloni
mi aiuteranno a moderare e animare questo post e a rendere lo “spazio
permanente” sempre vivo.
Vi invito, dunque, a discutere sia su “Vittorini e i fumetti” e sulla
rivista “Mono”, sia - più in generale - sull’argomento Letteratura e
fumetti, letteratura a fumetti.
E ora… alcune domande, formulate nella speranza di favorire la discussione
(vi invito a rispondere… se ne avete voglia, s’intende).

- L’arte del fumetto è inferiore, uguale o superiore a quella della
letteratura?

- “I fumetti sono più per i ragazzi, la letteratura è più per gli adulti”.
Questa frase è un luogo comune o nasconde un fondo di verità?

- Che rapporto avete con le “grapich novel” (romanzi a fumetti)?

- Cos’è che un romanzo a fumetti non potrà mai eguagliare in un classico
romanzo? E, viceversa, cos’è che un romanzo tradizionale non potrà mai
eguagliare in un romanzo a fumetti?

- Qual è il personaggio dei fumetti che preferite?

- In generale, lo “spessore” dei più grandi personaggi dei fumetti può
essere paragonato a quello dei più grandi personaggi dei romanzi
tradizionali?

Di seguito: il saggio di Annalisa Stancanelli e l’articolo di Angelo
Orlando Meloni.

Massimo Maugeri

————————-
Vittorini l’anticipatore; aprì per primo ai fumetti le porte della
“letteratura alta”

di Annalisa Stancanelli

Vittorini, diceva Oreste Del Buono, “era l’uomo che forse ha fatto di più
per strappare la cultura italiana all’accademia e alla retorica”.
Era un coraggioso sperimentatore e un intellettuale avido di novità,
curioso di tutto e di tutti.
I fumetti per lo scrittore erano a tutti gli effetti una forma di
narrazione, la riscrittura di un mondo poetico; quelli che venivano
considerati comics di qualità per l’intellettuale siciliano costituivano
una forma di scrittura con la S maiuscola pertanto dovevano essere
conosciuti e diffusi.
Per il suo interesse nei confronti dei fumetti, già noto negli anni
Sessanta, Eco lo intervistò insieme a Oreste Del Buono, compagno
d’avventura nel “Politecnico”, e poi per molti anni direttore della rivista
“Linus”, nel primo numero di questa nuova pubblicazione che sdoganò i
fumetti e li inserì nel circuito della letteratura cosiddetta alta (
“Linus”, numero 1, aprile 1965).
Come ha scritto Umberto Eco, su “Linus” n. 12, marzo 1966:
“Vittorini leggeva i fumetti, si divertiva con freschezza, ne ragionava con
rigore critico, cercava di capirli, di farli capire, di giudicarli, nel
bene come nel male, senza false compiacenze, senza snobismi. Non li
“accettava”, li affrontava perché esistevano, e dunque dovevano significare
qualcosa, e lui non poteva sottrarsi, doveva gettarsi anche in questa
mischia, per chiarire, per capire, per far capire.
(Per Vittorini ) Non (…) pareva che esistesse distinzione di dignità tra
una storia tutta scritta e una storia tutta disegnata: gli premeva solo che
un libro desse qualcosa, stimolasse la fantasia, documentasse una
situazione, un modo di pensare; sapeva che si può riflettere sull’uomo sia
in endecasillabi che in strisce”.
Vittorini era un assiduo frequentatore della libreria Milanolibri ed un
giorno per caso, scoprì Charlie Brown e i Peanuts; lo raccontò lui stesso
nel corso della Tavola Rotonda del 1965 che battezzò appunto “Linus”, la
rivista di Gandini.
“Charlie Brown è venuto per un accidenti. Io mi facevo mandare
dall’America, da amici che ho lì, i supplementi domenicali dove ci sono i
fumetti, però questo non l’avevo notato perché quelle persone non mi
mandavano mai la pagina giusta. Finalmente una volta ho visto in mano a una
ragazza della Mondadori, nel ‘58-59, un album ancora di quelli formato
“forze di liberazione”. Incuriosito, me lo sono fatto dare e ricordo che
passai il resto del pomeriggio mondadoriano a guardarmeli. Da allora li ho
cercati sempre…”.
Insieme ai Peanuts, come Vittorini ricordò nel corso di un’intervista del
1964, i suoi fumetti preferiti erano i preistorici “B.C.” di Hart, “Krazy
Kat” di Herriman e Bernard Mergendeiler di Jules Feiffer.

Il fumetto interessava Vittorini da sempre, il Corriere dei Piccoli era
letto in famiglia e lo dimostra un ricordo di Jole Vittorini contenuto nel
suo bel libro “Mio fratello Elio” (Ombre editrici, volume I ) che
meriterebbe una ripubblicazione; in quel libretto Jole bambina descrive un
ferroviere come un personaggio dei fumetti del Corrierino, “Capitan
Cocoricò”.
L’interesse di Vittorini verso la letteratura disegnata, il mondo dei
comics e dei cartoons esploderà però solo dopo la Guerra nell’autunno del
1945 sulle pagine del “ Politecnico”.
Raffaella Rodondi nella seconda parte dell’immane lavoro di raccolta dei
Saggi e interventi di Vittorini dal 1938 al 1965 (Letteratura-arte-società,
Einaudi, vol. II) nell’introduzione segnala che per quanto riguarda Il
Politecnico:
“Ingente e disseminato è l’apporto di Vittorini che abbraccia
indifferentemente pezzi anonimi e articoli firmati, editoriali, didascalie,
schede informative, note di presentazione - postille - a sezioni e singoli
contributi”.
Inoltre, Vittorini nella fase finale del “Politecnico” settimanale era già
rimasto con pochissimi collaboratori e nel mensile, dal numero 29 in poi,
raccoglieva con fatica contributi e materiali come documentano molte
lettere; così scrisse in una lettera a Rosario Villari il primo ottobre
1946 : “io ormai sono solo a lavorarci”.
Alla fine dell’avventura Politecnico rimase solo con una segretaria e
Giuseppe Trevisani fungeva da grafico.
La citazione della nota della Rodondi è d’obbligo perché molti degli
interventi redazionali, delle schede e delle note introduttive sui comics
non sono firmati ma sono attribuibili a Vittorini.
Nel numero 4 del “Politecnico” si trova una vignetta con Supertopolino,
nella quarta pagina, con una didascalia veramente illuminante e
interessante che rivela l’impronta vittoriniana:
“gli uomini hanno inventato il superuomo. E Walt Disney ha inventato dopo
Topolino, il Super-topolino. E Super-topolino è nemico di Topolino come il
superuomo è nemico dell’uomo. Quello nella favola del cartone animato, come
questo nella vita”.
Sempre a Vittorini, poi, si ascrive il commento all’immagine della Mula
Checca contenuto nella pagina 4 del Politecnico numero 28, l’ultimo del
formato settimanale della rivista: “Un’immagine ci sorge spontanea nella
memoria tutte le volte che pensiamo alla “democrazia cristiana” . Ci viene
da quando leggevamo nella nostra infanzia Il Corriere dei piccoli. Ed è
l’immagine della Checca, la terribile mula che tanti “scherzi da prete”
faceva al rattoppato e umile lavoratore Fortunello. Perché lei? Solo perché
vigorosa nei calci al sedere dei denutriti e nella testardaggine? Perché
simbolica d’oscurantismo? O non perché aveva dietro a dirigerla il pasciuto
gran proprietario padron Ciccio?”

Infine nel Politecnico mensile, del luglio-agosto del 1946 , in lingua
originale e con i balloons, ecco spuntar fuori ben sette strisce delle
avventure di Popeye, il burbero marinaio di Seagar, con una nota
introduttiva che rivela la penna del Direttore del Politecnico in ogni sua
sfumatura: Popeye viene scelto perché personaggio poetico che…“libero da
intenzioni e riferimenti, arriva forse unico ad essere personaggio… che ha
vissuto di realtà propria giungendo ad avere una sua moralità… per questo
possiamo pensare Popeye a fianco di personaggi del racconto di tutti i
tempi : è come un personaggio di Dickens: non come un personaggio di De
Amicis”.

Vittorini proprio nel formato mensile darà “sfogo” a tutta la sua
creatività e voglia di innovazione comunicativa. Ricordiamo che nel numero
35 del “Politecnico” Vittorini dà vita una vera e propria enciclopedia
dell’arte e della letteratura, coniugando tutti i suoi interessi con nuove
modalità espressive; nel mensile si ritrovano inediti disegni di Kafka,
illustrazioni di Grosz per l’Inferno di Dante, disegni con balloons del
pittore Topolskij, un saggio di Oreste Del Buono sul romanzo nero con un
tentativo - il primo - di graphic novel sul romanzo “The Italians” di Ann
Radcliffe, e delle strisce dello stesso Del Buono che compie una parodia
dei temi ricorrenti dei racconti di Horace Walpole .

Vittorini aveva detto di essersi interessato di fumetti fin da ragazzo e,
come è noto, di letteratura illustrata.
Ma quali le caratteristiche di un buon fumetto per Vittorini?
Lo spiega lui stesso nel 1965 rispondendo a una domanda di Eco, (Linus 1,
1965)
“Il fumetto (…) Va giudicato a partire da un certo punto: cioè da un punto
in cui ci accorgiamo che è esplosa, per cosi dire, una globalità; un punto
in cui è avvenuto una specie di ‘scatto di totalità’. Ma vorrei cercare di
spiegarmi meglio. L’unità espressiva, l’abbiamo detto, è la strip, la
sequenza. Prima della strip non abbiamo che la vignetta, una vecchissima
conoscenza giornalistica, costituita da una figura e una battuta che si
completano a vicenda e che esauriscono in un corpo solo quello che hanno da
dire. Con la strip abbiamo non solo una moltiplicazione della figura e
della battuta, una serie di quattro cinque figure e di altrettante battute,
ma abbiamo anche un elemento del tutto nuovo, l’elemento della successione
temporale, il quale si manifesta in due ordini sovrapposti, uno analogico
per le figure e uno logico per le parole, benché poi le parole abbiano la
prevalenza e investano della loro logicità letteraria tutto l’insieme
riducendo le figure a non avere che dei compiti stereotipi, di descrizione,
di caratterizzazione, ecc. ecc. come dei semplici segni pittografici. È
questo terzo elemento che fa della strip un’unità espressiva, perché rende
puramente paradigmatico il valore di ogni vignetta a sé, e assume in
proprio (all’interno del proprio decorso) l’elaborazione del significato.
Ma la strip non esprime che un frammento di mondo, un aspetto di
personaggio, un momento di rapporto e anche se in se stessa può riuscire
pregevole lo riuscirà solo a livello di massima, di illuminazione, di
appunto, di episodio, di aneddoto. La qualità ch’essa rivela non va oltre i
limiti della sua durata, è minima, è precaria, può essere banalissima o
comunque non più che divertente, e occorre che i personaggi, i rapporti,
gli oggetti in essa trattati ritornino in altre strips un certo numero di
volte, sei volte, sette volte, nove volte, anche quindici, sedici volte,
accumulando momento su momento e aspetto su aspetto, perché noi si possa
entrare nel merito qualitativo del fumetto. A furia di quantità è avvenuto
quello che ho chiamato “scatto di totalità”, cioè si è formato un
significato secondo, che subito si riflette su ogni singola strip,
anteriore o successiva, e la carica di importanza, la fa essere parte di un
sistema, dandoci il senso di avere a che fare con tutto un mondo. Quando è
Charlie Brown o B.C.; quando è un buon fumetto, si capisce…”.
Costruzione di un mondo a sé, temi e motivi ripetuti e libertà da
condizionamenti, questi i caratteri fondamentali di un BUON FUMETTO, così
come evidente dalle scelte effettuate per la pubblicazione di comics sul
Politecnico che comprese Braccio di Ferro e Barnaby e lasciò fuori i comics
di avventura e d’azione che furono facilmente strumentalizzati dagli USA
durante la seconda guerra mondiale. Topolino e la banda Disney,
addirittura, fu protagonista di un’intera pagina; nel numero 20 di
“Politecnico” è inserito addirittura un lunghissimo racconto dello stesso
Walt Disney sulla “costruzione dei cartoni animati”; segno dell’interesse
forte verso questa nuova forma culturale. Accanto al testo inviato
dall’America, che fa riferimento a un famoso cartone animato disney, Clock
cleaners, Vittorini inserisce delle didascalie che fanno respirare ancora
il dolore della guerra e delle ostilità fra gli uomini e che associano la
penna vittoriniana alle favole di Fedro ed Esopo.
L’interesse di Vittorini verso Topolino, tuttavia, tende a diminuire quando
nel dopoguerra anche le vicende del celebre topo si conformano alle
ideologie socio-politiche dominanti; lo confesserà lo scrittore siracusano
in un’intervista del 1964, in cui rileverà il cambiamento subito da
Topolino, “prima eroe liberatore tipico della leggenda USA, ed ora un
conformista, un aiuto poliziotto”.
E’ a un bambino, Barnaby (numeri 37,38,39 del “Politecnico”), che
idealmente Vittorini affida la conclusione della vicenda Politecnico,
pubblicando numerose strip della sua strampalata amicizia con un mago
protettore pasticcione, con le ali rosa e il sigaro in bocca, in cura da
uno psicanalista, Mister O’ Malley.

Ed il mondo dei bambini con i Peanuts è protagonista, come anticipato,
delle sue ultime letture poiché Vittorini era affascinato dal mondo di
Charlie Brown e Snoopy.
Tuttavia la letteratura disegnata e i fumetti lo seguirono anche durante il
suo incarico come consulente Mondadori; fece pubblicare “L’antichissimo
mondo di B.C.” di Hart e “I polli non hanno sedie” di Copi nella Collana
Nuovi Scrittori Stranieri .
Com’è evidente Vittorini con la sperimentazione di comics e del racconto
per immagini sul “Politecnico” anticipò nettamente l’interesse verso i
fumetti della “cultura alta” e, ancora, mostrò il suo coraggio di libero
sperimentatore di cultura, in tutte le sue forme, guadagnandosi le critiche
del Partito Comunista e di Togliatti che, in seguito, alla fine del 1951 e
l’inizio del 1952 con Nilde Jotti e Rodari fu protagonista sulle colonne di
“Rinascita” della “questione dei fumetti”: ma questo è tema per un altro
articolo o, forse, per un altro libro.

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La rivista “Mono”, Tunué editori.

di Angelo Orlando Meloni

cop_mono6“Mono” è la rivista antologica semestrale monotematica fatta di
monotavole e monoracconti pubblicata da Tunué, una casa editrice che si è
dedicata alla pubblicazione di graphic novel e saggi sul fumetto, nonché su
fenomeni di costume e cultura contemporanea, dal cosplaying (è il caso di
dirlo: costume in senso… letterale) all’invasione dei nuovi telefilm.

Ideata da Marco Rizzo e Sergio Algozzino, “Mono” è poi passata sotto la
guida di Sergio Badino e Daniele Bonomo.
Chi scrive si occupa di coordinare la sezione dedicata alla letteratura, ma
i collaboratori di “Mono” sono innumerevoli, se pensiamo alle copertine di
Vittorio Giardino, Milo Manara, Fabio Celoni, Ivo Milazzo, Davide Toffolo,
Roberto Baldazzini, e alle tavole interne realizzate sia da Big del fumetto
sia da esordienti assoluti, come i vincitori del nostro contest.

A ogni numero “Mono” cambia rimanendo fedele a se stessa.
Questi sono i temi (e i sottotitoli) che si sono avvicendati: Americana,
Musica, Acqua, Cibo, Passione, I classici della letteratura.

“Stiamo preparando il numero 7 di Mono”, dice Daniele Bonomo. “Uscirà in
occasione del salone del fumetto di Lucca. Il tema guida è `crisi´. Ci sono
periodi in cui alcuni termini vengono usati più di altri e se ci fosse un
premio per la parola più usata e/o abusata, quest’anno `crisi´ l’avrebbe
vinto a mani basse. Con Mono 7 vorremmo affrontare le varie sfaccettature
di questa parola, che per ognuno di noi rappresenta qualcosa di diverso.
Crisi di coppia, crisi di valori, crisi culturale, crisi economica, crisi
cardiaca, crisi politica, crisi adolescenziale, crisi di mezza età, crisi
d’identità, crisi di panico, donne in crisi, uomini in crisi, crisi
ideologica…
Quando abbiamo scelto questo tema avevamo ben chiara in mente una cosa.
Vedevamo gli oltre quaranta autori che avrebbero condiviso con noi
l’avventura di questo numero seduti davanti al foglio bianco con lo sguardo
nel nulla a cercare l’ispirazione: un’altra faccia della parola `crisi´”.

“Con il numero in preparazione”, aggiunge il condirettore Sergio Badino,
“Mono entra del tutto nella nuova fase rappresentata dalla recente linea
editoriale voluta e intrapresa dalla nostra direzione. Affronteremo d’ora
in avanti temi socialmente sentiti, “impegnati”, che provino a sviscerare
il vissuto quotidiano. Questo perché riteniamo il fumetto uno dei grandi
mezzi di comunicazione dei nostri tempi, non un fratello minore – magari un
po’ tardo – di cinema e letteratura, come troppo spesso è considerato in
Italia. Soprattutto vogliamo provare a dare il nostro contributo nel far sì
che il fumetto esca dalla nicchia in cui vive nel nostro Paese e che sia
visto, come già accade in altre nazioni, al pari di altre forme espressive.
Crediamo che il modo per riuscirvi sia appunto quello di affrontare
problematiche con cui già si misurano molti romanzi e film di successo.
Va detto che il progetto editoriale di Mono è stato, fin dal primo numero,
anche un progetto di vita: Tunué, di comune accordo con i curatori della
rivista e in segno di gratitudine verso tutti gli autori coinvolti, ha
adottato un bambino attraverso l’associazione Intervita Onlus. Concluso il
percorso con il peruviano Walter Jesus, è iniziato un nuovo triennio con un
ragazzo del Mali, Mahamadou Moussa Sylla. L’impegno con lui proseguirà nel
tempo, al di là di Mono: dal numero 6 è presente sulla rivista una pagina
dedicata a illustrare l’iniziativa e le finalità dell’associazione. Sempre
dal sesto numero abbiamo voluto caratterizzare maggiormente alcune
rubriche, gemellandoci con riviste leader in Italia nei diversi settori:
“35mm” per il mondo del cinema e “Il Mucchio” per quello della musica. Per
le recensioni fumettistiche dal prossimo numero ci affiancheremo a una
delle principali riviste italiane nel campo”.

Nella sezione dedicata alla letteratura ci siamo proposti di andare a
comporre pian piano una rassegna del meglio della letteratura italiana
contemporanea (ma in futuro, perché no, anche straniera). Una rassegna di
quanto di più frizzante, vivo, esuberante, si possa trovare in libreria,
con un occhio rivolto anche a debuttanti di gran classe e belle speranze.
Abbiamo già “ospitato” - e fatto illustrare - racconti di Paola Barbato,
Violetta Bellocchio, Emanuele Bevilacqua, Fabio Genovesi, Ivano Bariani,
Gianluca Colloca, Nino G. D’Attis, Eva Clesis, Angelo Orlando
(l’attore-regista-sceneggiatore), Giuseppe Carlotti e tanti altri ancora,
un elenco che sarebbe davvero troppo lungo.
In un momento in cui le riviste letterarie soffrono sempre più e sono
spesso costrette a emigrare su internet, Mono, con modestia ma con costanza
e passione, vuole contribuire a creare nuovi spazi creativi, nuove
occasioni per sperimentare l’eccitante strumento narrativo del racconto
breve (brevissimo), fulminante e illuminante.
E offrire ai lettori un oggetto da collezione, bello a vedersi e saporito
per il palato.
Letteratura e nuvole disegnate di nuovo uniti, quindi, nonostante le
vecchie, stantie diatribe che vedevano la letteratura come via prediletta
per la contemplazione delle più alte idealità e i comics relegati
all’inferno, a titillare il ventre e le sue oscene pulsioni.

Colgo perciò l’occasione per invitare gli amici di Letteratitudine a una
riflessione sul binomio letteratura-fumetto, che è stato al centro di un
numero di “Mono” dedicato ai classici della letteratura.
--
Jolan Tru
Filippo "Hytok" Simone
http://perestroika.iobloggo.com/
Korin Duval
2009-10-22 10:35:03 UTC
Permalink
Post by Hytok
- L’arte del fumetto è inferiore, uguale o superiore a quella della
letteratura?
Ripetere ad libitum con cinema, teatro, programmi TV, programmi
radio...
Antonio Fanelli
2009-10-22 14:42:52 UTC
Permalink
On 22 Ott, 11:26, "Hytok" <***@fastwebnet.it> wrote:
Intanto rispondo qui :)
Post by Hytok
- L’arte del fumetto è inferiore, uguale o superiore a quella della
letteratura?
Dipende.
Come disse Francesco De Gregori: " ci sono belle canzoni superiori a
molte brutte poesie e viceversa" :) Lo stesso vale per i fumetti
Assumere che l'arte ... sia per default superiore o inferiore suona
ridicolo.
Post by Hytok
- “I fumetti sono più per i ragazzi, la letteratura è più per gli adulti”.
Questa frase è un luogo comune o nasconde un fondo di verità?
I fumetti nascono per i "lettori" analfabeti di un giornale USA dei
primi del novecento, poi diventano "roba da bambini", negli anni 60
del novecento espressione della "controcultura", negli anni ...
insomma ora ci sono fumetti per tutte le età, colture, eccetera.
Post by Hytok
- Che rapporto avete con le “grapich novel” (romanzi a fumetti)?
quelle belle mi piacciono :)
Post by Hytok
- 1) Cos’è che un romanzo a fumetti non potrà mai eguagliare in un classico
romanzo? 2) E, viceversa, cos’è che un romanzo tradizionale non potrà mai
eguagliare in un romanzo a fumetti?
1) La potenza evocativa.
Posso immaginare a modo mio i personaggi dei romanzi, gli ambienti;
cinema e fumetto tolgono ogni possibilità di immaginare.
Certo, dipende dall'autore del romanzo.
Una delle critiche che si fanno a Manzoni, Mann, Proust è quella
appunto di lasciare poco all'immaginazione: descrivono tutto e troppo.
2) il non detto. Memorabile l'espressione di Constantine ne The Swamp
Thing quando si fa riferimento a "l'incidente".
Nessun romanzo potrà mai raccontare tanto su un personaggio quanto
riesce a fare quella singola vignetta.
Post by Hytok
- Qual è il personaggio dei fumetti che preferite?
Death
Post by Hytok
- In generale, lo “spessore” dei più grandi personaggi dei fumetti può
essere paragonato a quello dei più grandi personaggi dei romanzi
tradizionali?
In generale non ti so dire :)
Dipende.
Andrea Spacca
2009-10-22 15:30:51 UTC
Permalink
Post by Antonio Fanelli
I fumetti nascono per i "lettori" analfabeti di un giornale USA dei
primi del novecento
nascono per i lettori alfabetizzati della fine dell'ottocento, a dire
il vero
danieletomasi
2009-10-22 17:27:52 UTC
Permalink
Credo si debba rispondere nel blog che hytok ha citato col link
iniziale.

DT
Prigioniero Numero 6
2009-10-22 17:46:00 UTC
Permalink
Post by danieletomasi
Credo si debba rispondere nel blog che hytok ha citato col link
iniziale.
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Hytok
2009-10-22 21:59:52 UTC
Permalink
Post by Prigioniero Numero 6
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Ti manca qualche diottria, se non hai visto il link.
--
Jolan Tru
Filippo "Hytok" Simone
http://perestroika.iobloggo.com/
Prigioniero Numero 6
2009-10-23 12:20:44 UTC
Permalink
Post by Hytok
Post by Prigioniero Numero 6
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Ti manca qualche diottria, se non hai visto il link.
Link -> testo preso dal link -> intervento tuo...

E sì, sono miope. Ma non lasciare che il ciclo ti renda acido :D
Hytok
2009-10-24 12:34:52 UTC
Permalink
Post by Prigioniero Numero 6
Post by Hytok
Post by Prigioniero Numero 6
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Ti manca qualche diottria, se non hai visto il link.
Link -> testo preso dal link -> intervento tuo...
I miei interventi sono sempre ben separati, sopra il link, e il testo
riportato dal link invece sotto.
Post by Prigioniero Numero 6
E sì, sono miope. Ma non lasciare che il ciclo ti renda acido :D
Solo perchè ho omesso la faccina? Ma va :-)
--
Jolan Tru
Filippo "Hytok" Simone
http://perestroika.iobloggo.com/
Prigioniero Numero 6
2009-10-24 14:24:30 UTC
Permalink
Post by Hytok
Post by Prigioniero Numero 6
Post by Hytok
Post by Prigioniero Numero 6
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Ti manca qualche diottria, se non hai visto il link.
Link -> testo preso dal link -> intervento tuo...
I miei interventi sono sempre ben separati, sopra il link, e il testo
riportato dal link invece sotto.
Ho fatto un errore in buona fede, che te devo di' :'(
Post by Hytok
Post by Prigioniero Numero 6
E sì, sono miope. Ma non lasciare che il ciclo ti renda acido :D
Solo perchè ho omesso la faccina? Ma va :-)
Se tu leggessi A Come Ignoranza capiresti l'importanza delle faccine,
soprattutto nei conflitti mondiali :D
(la mia ossessione per A Come Ignoranza mi porta a pensare che potrà
sfociare solo in scenari più o meno tragici:
1) Mi scopro omosessuale e innamorato di Daw. Vado fino a Bologna (Bologna?
Boh... non lo so) a dichiarargli la mia ossessione ma lui resta fermamente
eterosessuale, aggiungendo che se anche non lo fosse avrebbe buon gusto. Lo
uccido e mi suicido;
2) Prendo la china di Mark Chapman e aspetto il Berardi sotto casa per
freddarlo;
3) In un colpo di scena alla Fight Club scopro di essere Davide Berardi. Ciò
mi porta a spararmi per eliminare il mio alter-ego;
4) scopro il segreto della mia esistenza: sono un automa programmato dalla
ProGlo per pubblicizzare i loro prodotti. Incapace di sopportare l'orrore
dell'epifania, tento di riprogrammare i miei circuiti dallo sportellino che
ho sul petto e che, accidenti, è saldato davvero bene, che neanche si nota;
5) ottengo il dottorato :D )

Maurizio Villotta
2009-10-23 17:43:43 UTC
Permalink
Post by Prigioniero Numero 6
Mi sa che hai ragione... a me sembrava un intervento di Hytok :D
Eddai, su, da quando in qua Hytok è in grado di mettere insieme un
post di piu' di 300 righe senza ricorrere ai tasti ctrl, C e V? :P
--
Maurizio Villotta
Prigioniero Numero 6
2009-10-22 17:35:02 UTC
Permalink
Post by Andrea Spacca
Post by Antonio Fanelli
I fumetti nascono per i "lettori" analfabeti di un giornale USA dei
primi del novecento
nascono per i lettori alfabetizzati della fine dell'ottocento, a dire
il vero
Se il fumetto è arte sequenziale, i graffiti (nel senso di incisioni
rupestri) non erano più fumetti che pittura? :-/ (ho il timore di aver detto
una cazzata, ma mi sento che abbia una qualche forma di validità).
Se il fumetto è un modo di raccontare tramite una serie di immagini (ed
eventualmente parole) scollegate fra loro, in cui è il lettore a riempire i
buchi fra le closure, allora il fumetto è ben più antico del momento in cui
il fumetto diventa commerciabile e riprodotto in serie...
Andrea Spacca
2009-10-22 19:58:58 UTC
Permalink
Post by Prigioniero Numero 6
buchi fra le closure, allora il fumetto è ben più antico del momento in cui
il fumetto diventa commerciabile e riprodotto in serie...
ovvio, pero' lo yellow kid di outcault viene definito quasi
unanimamente come nascita del fumetto moderno (c'e' chi sostiene si
debba invece guardare a toppfler qualche decennio prima).

poi si possono citare casi come l'iscrizione di san clemente (che e'
allo stesso tempo uno dei primi esempi di volgare italiano e di uso
del baloon), la colonna traiana, etc etc. ma secondo me e' anche
giusto considerare un linguaggio come nato nel momento in cui si ha
coscienza che sia tale.
danieletomasi
2009-10-22 21:08:01 UTC
Permalink
Post by Andrea Spacca
c'e' chi sostiene si
debba invece guardare a Toppfer qualche decennio prima
io, io!

DT
Antonio Fanelli
2009-10-23 15:07:57 UTC
Permalink
Post by Andrea Spacca
Post by Antonio Fanelli
I fumetti nascono per i "lettori" analfabeti di un giornale USA dei
primi del novecento
nascono per i lettori alfabetizzati della fine dell'ottocento, a dire
il vero
giusto.
Prigioniero Numero 6
2009-10-22 17:22:41 UTC
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Post by Hytok
http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/10/19/letteratura-e-fumetti-letteratura-a-fumetti/
E ora… alcune domande, formulate nella speranza di favorire la discussione
(vi invito a rispondere… se ne avete voglia, s’intende).
Giusto per divertirsi. Non per altro :D
Post by Hytok
- L’arte del fumetto è inferiore, uguale o superiore a quella della
letteratura?
Se me l'avessi chiesto qualche anno fa ti avrei risposto dicendoti che se
Dylan Dog è il massimo a cui può aspirare il fumetto... (l'ignoranza... :D)
Sono medium diversi. Ci sono cose che puoi fare col fumetto che non puoi
fare con la letteratura e viceversa. E così di qualsiasi altro medium.
E poi il fumetto è uno dei primi linguaggi dell'uomo :D
Mi verrebbe da dire superiore perché il binomio parola/disegno stimola
entrambi gli emisferi, ma non lo fa forse anche la letteratura tramite le
immagini mentali?
Post by Hytok
- “I fumetti sono più per i ragazzi, la letteratura è più per gli adulti”.
Questa frase è un luogo comune o nasconde un fondo di verità?
Visto che siamo tra noi neanche ti rispondo :D
Se fossero domande in un contesto popolare risponderei che c'è letteratura
per ragazzi e per adulti e fumetti per ragazzi e per adulti e poi ci sono
opere che stanno da una parte e dall'altra. Per fare un esempio Harry Potter
(non l'ho mai letto, ma so che molti adulti lo apprezzano) e Bone
Post by Hytok
- Che rapporto avete con le “grapich novel” (romanzi a fumetti)?
Uhm... non so che rispondere. Che si intende per graphic novel alla fin
fine? :-/ In fondo una particolare run di una coppia scrittore/disegnatore
su un personaggio non può essere una graphic novel o deve per forza essere
qualcosa di compiuto e in un solo volume?
(p.s. ma le domande sono tue? No, perché in caso vorrei ringraziarti per
l'uso del femminile per graphic novel... Sento e leggo sempre al maschile,
ma mi suona talmente cacofonico...)
Post by Hytok
- Cos’è che un romanzo a fumetti non potrà mai eguagliare in un classico
romanzo? E, viceversa, cos’è che un romanzo tradizionale non potrà mai
eguagliare in un romanzo a fumetti?
Hanno le limitazioni dei propri medium. In letteratura non si potrà mai
usare l'espediente della didascalia che recita una cosa e dell'immagine che
ne mostra un'altra (sebbene a un altro livello siano correlate). Mentre il
fumetto non potrà utilizzare espedienti propriamente letterari (al momento
non me ne vengono, ma per mia colpa, non perché non ci siano :) )
Post by Hytok
- Qual è il personaggio dei fumetti che preferite?
Tra quelli dalla lunga esistenza il Joker :) Ma non seguo nessuna testata,
in realtà. Relativamente ai personaggi a lungo termine prendo solo i cicli
che mi interessano.
Però anche Brullonulla come personaggio....
Post by Hytok
- In generale, lo “spessore” dei più grandi personaggi dei fumetti può
essere paragonato a quello dei più grandi personaggi dei romanzi
tradizionali?
Considerato l'assunto che il fumetto NON è letteratura disegnata né cinema
su carta, è una domanda che neanche si dovrebbe porre...
Prendiamo tutto il mondo di Palomar di Hernandez e consideriamo se i
personaggi che lo abitano non abbiano lo spessore di un personaggio
letterario
Post by Hytok
Di seguito: il saggio di Annalisa Stancanelli e l’articolo di Angelo
Orlando Meloni.
Massimo Maugeri
Grazie. Lo leggerò a breve :D
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